PREPARIAMOCI AL REATO DI AFROFOBIA…

di Raffaele Lisco.

Invece di contribuire ad abbassare il livello di odio tra diverse appartenenze razziali, sono proprio quelli che gridano allo scandalo “disumano” a fomentare nuovi spazi di incomprensione tra bianchi e neri.

Navigando qua e la nel web, per far passare il tempo da recluso in convalescenza, mi sono imbattuto in un articolo de Il Secolo d’Italia, in cui il contenuto mi ha segnato negativamente la giornata. Se la notizia fosse vera, ecco l’ennesimo esempio di come la sinistra abbia bisogno di mantenere alto lo scontro tra razzismi, con lo scopo di potersi ergere a ultimo baluardo in difesa degli “ultimi”.

Si scrive “AFROFOBIA”, si legge “Prima gli africani”.

Con questa parola si fa riferimento alla «forma di razzismo, che include qualsiasi atto di violenza o discriminazione, alimentato da abusi storici e stereotipi negativi, che porta all’esclusione e alla disumanizzazione delle persone di origine africana». Questo il testo di Legge approvato dal Parlamento Europeo che ha fatto esultare Cecilia Kyenge ex parlamentare del PD.

Perché Strasburgo inventa il reato di “AFROFOBIA”? Il motivo è presto detto. Al momento, si stima che nel Vecchio continente vivano 15 milioni di persone di origine africana. Inoltre, secondo uno studio dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali «le minoranze provenienti dall’Africa, soprattutto dell’area subsahariana, sono particolarmente esposte al razzismo e alla discriminazione, in tutti gli aspetti della vita».

Che cosa c’è dietro questa risoluzione? Si chiede agli Stati membri e alle istituzioni «di riconoscere questa forma specifica di razzismo esortandole a combattere in modo sistematico le discriminazioni etniche e i reati generati dall’odio nonché a mettere a punto risposte politiche e giuridiche a tali fenomeni che siano efficaci e basate su dati oggettivi». Le conseguenze? Facile immaginarle. Sui giornali europei le persone di origine africana potranno essere menzionate solo in senso positivo. Delitti come quello di Pamela ad Ancona e di Desireè a Roma, verranno epurati da ogni riferimento alle origini africane degli assassini. Facile no? Non potendo cancellare i reati commessi, si impedisce di dare informazioni su chi ha commesso il reato.

Che dire? Sorprende constatare la sciocca volontà di acuire il solco che sta dividendo la Storia attuale, aumentare l’ignoranza popolare riducendo tematiche complesse nella semplice discriminante tra bianco e “negro”, appiattendo un problema vitale come l’integrazione tra diverse culture, religioni e tradizioni, nella conveniente guerra tra poveri. Indifferentemente dal colore della pelle dei protagonisti.

Più l’ideologia di una sinistra pronta a sacrificare popolazioni sofferenti, come i migranti di colore, pur di poter cavalcare la lotta contro l’avversario oggi sulla cresta del consenso generale appropriandosi di medaglie immeritate, continuerà a dimostrarsi nemica dell’opinione pubblica “Europea” che ha creato i territori dove stanno migrando le popolazioni in difficoltà nella loro terra d’Africa, maggiori saranno le conseguenze negative che potrebbero anche diventare incontrollabili.

La gente comune ha paura del “diverso”, sotto qualsiasi forma si manifesti, delinquenziale – di conseguenza – amplificare questa percezione al posto di educare chi non sa comprendere, accettare e aiutare il proprio simile. Contemporaneamente, spiegando a chi viene “ospite” come rispettare la nuova casa e i suoi nativi abitanti. Solo in questo modo, insegnando a entrambi gli attori a rispettare reciprocamente i diritti e doveri di competenza, potrebbe diventare possibile il superamento del problema d’accoglienza che oggi appare molto complicato da risolvere.

AFROFOBIA, l’ultima minchiata degna di personaggetti abilissimi a “indignarsi” a 20 mila euro al mese e tutte le comodità incassate senza alcun merito…

Fosse per me, chiederei l’approvazione del reato di “STRONZOFOBIA”, malattia incurabile che colpisce quasi tutti i “miracolati” da elezione assortita. Indifferentemente dall’appartenenza nell’Arco Costituzionale di provenienza.

®RIPRODUZIONE RISERVATA.

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